cucina in versi
La frittata di Gioacchino Belli (o il cibo degli umili nella Roma papalina)
Le vivande possono essere quelle ghiotte e preziose dei nobili e del clero, sbirciate da lontano e di cui ha solo sentito parlare, o quelle povere e quotidiane degli umili, che conosce per esperienza diretta, come l’insalatina e la frittata serale miserella (anche se la cena è impreziosita dalle noci e dal vino) del sonetto La bbona famijja:
La bbona famijja
Mi’ nonna a un’or de notte che vviè Ttata¹
se leva de filà, povera vecchia,
attizza un carboncello, sciapparecchia,
e mmaggnamo du’ fronne d’insalata.
Qualche vvorta se famo una frittata,
che ssi metti ar lume sce se specchia
come fussi attraverso d’un’orecchia:
quattro nosce, e la cena è tterminata.
Poi mentre ch’io, Tata e Ccrementina
seguitamo un par d’ora de sgoccetto²,
lei sparecchia e arissetta la cuscina.
E appena visto er fonno ar bucaletto³,
‘na piscciatina, ‘na sarvereggina,
e in zanta pasce, sce n’annamo a letto.
Lo “sgoccetto” è il centellinare il vino, che si smette quando si vede il fondo del boccale; il pasto è frugale (insalata, frittata, noci), l’ambiente è affettuoso e naturalmente pio, così che in esso convivono spontaneamente e senza irriverenza l’atto naturale della ”pissciatina” e la devota recita del Salve Regina. Il sonetto è tra i più belli del poeta: costituisce un suggestivo “spaccato casalingo” e dimostra una partecipazione affettuosa alla vita degli umili.
Andrea Maia
Note:
¹ papà
² bere poco a poco
³ piccolo boccale per vino
Frittata della bbona famija
Ingredienti:
quattro uova
una cipolla tagliata fine
un poco di prezzemolo tritato
olio, sale e pepe q.b.
Fate cuocere a parte le cipolle, mettetele in un piatto fondo, aggiungetevi il prezzemolo, poi le uova ben sbattute. Usando una padella piuttosto grossa, scaldatevi l’olio e poi versatevi la miscela, facendola cuocere bene dalle due parti; risulterà gustosa (e quasi trasparente… come quella del sonetto).