poesie da bere
Omar Ḫayyām
Il poeta islamico sul vino è Omar Khayyâm (XI sec. – XII sec.), scoperto in Europa soltanto a metà Ottocento.
Non è ancora del tutto appurato se fosse un ateo, un mistico o un filosofo e matematico. Di certo rimangono le sue quartine che sono sempre di grande suggestione. Un tema ricorrente che le attraversa è quello già classico del carpe diem, l’invito a godere i piccoli momenti di felicità in una vita breve ed effimera. Le poesie di questa prima proposta hanno appunto in comune la celebrazione, attraverso il vino, dell’eternità dell’attimo, del tempo che passa e si trascina via le nostre brevi esistenze.
9
Ora che ti fiorisce pieno il fiore della Fortuna
perché la tua mano non tocca la coppa del vino?
Bevi, bevi vino ché nemico perfido è il Tempo
e difficile, difficile molto, è cogliere un simile giorno.
25
Quando l’ebbro usignolo trovò la via del Giardino
e ridente trovò il volto della Rosa e la coppa del Vino,
venne e in misterioso bisbiglio mi disse all’orecchio:
«Considera bene: la vita trascorsa mai più, mai più non si trova.»
27
Come il tulipano d’Aprile prende in mano la coppa rotonda
se hai la fortuna di startene con una guancia di rosa.
Bevi vino in letizia, ché questo antico cielo crudele
d’un tratto dell’alto tuo cuore farà bassa polvere e terra.
33
In un cattivo mio sogno udii che un Savio mi disse:
«Dal sonno non fiorì mai ad alcuno il fior della Gioia!
Perché mai fare una cosa così somigliante alla Morte?
Bevi Vino, ché tempo di dormire avrai, lungo, sotterra.»
36
Sappi che un tempo verrà che dall’Anima lungi tu andrai,
e oltre il velame segreto del Nulla per sempre tu andrai.
Bevi, bevi, ché nulla sai donde sei venuto,
sta’ lieto, che nulla sai dove un giorno tu andrai.
47
Bevi vino, ché vita eterna è questa vita mortale,
e questo è tutto quel ch’hai della tua giovinezza;
ed or che c’è vino, e fiori ci sono, e amici lieti d’ebbrezza,
sii lieto un istante ora, ché questa, questa è la Vita.
66
In modo strano passa questa Carovana della Vita:
cògli quell’attimo almeno che passa in letizia.
Coppiere! A che t’addolori del dolor del domani degli altri?
Porta, presto, la coppa, ché sta per passare la Notte.
81
Fin quando sprecherai tu la vita adorando te stesso?
E ad affannarti a correr dietro all’Essere e al Nulla?
Bevi vino, ché una Vita che ha in fondo solo la Morte
meglio è che passi nel sonno, meglio è che passi in abbrezza.
(O. KHAYYÂM, Quartine, a cura di A. Bausani, Torino, Einaudi, 1956)
di Giovanni Casalegno