Angelo Poliziano


    Angelo Poliziano (1454-1494) scrisse attorno al 1480 una favola teatrale: la Fabula di Orfeo. La vicenda è quella classica già ovidiana: Orfeo scende all’Inferno per riprendersi l’amata Euridice, ma tornando indietro, si volta a guardarla, trasgredendo così il patto fatto con Plutone, e lei muore una seconda volta e per sempre. Orfeo decide di non voler più amare nessuna donna e di dedicarsi all’amore omosessuale. Le Baccanti si offendono per questo rifiuto del loro sesso e lo uccidono. Quindi esplodono in un canto carnascialesco in cui esaltano Bacco, il vino, l’ebbrezza e, attraverso un incalzante gioco di espliciti doppi sensi, l’atto sessuale.

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    Ognun segua, Bacco, te!

    Bacco, Bacco, euoè!

    Chi vuol bevere, chi vuol bevere,

    venga a bevere, venga qui.

    Voi ‘mbottate come pevere:

    i’ vo’ bevere ancor mi!

    Gli è del vino ancor per ti,

    lascia bevere inprima a me.

    Ognun segua, Bacco, te!

    Bacco, Bacco, euoè!

    Io ho voto già il mio corno:

    damm’un po’ ‘l bottazzo qua!

    Questo monte gira intorno,

    e ‘l cervello a spasso va.

    Ognun corra ‘n za e in là

    come vede fare a me.

    Ognun segua, Bacco, te!

    Bacco, Bacco, euoè!

    I’ mi moro già di sonno:

    son io ebria, o sì o no?

    Star più ritte in piè non ponno:

    voi siate ebrie, ch’io lo so!

    Ognun facci come io fo:

    ognun succi come me!

    Ognun segua, Bacco, te!

    Bacco, Bacco, euoè!

    Ognun cridi: Bacco, Bacco!

    e pur cacci del vin giù.

    Po’ co’ suoni faren fiacco:

    bevi tu, e tu, e tu!

    I’ non posso ballar più.

    Ognun cridi: euoè!

    Ognun segua, Bacco, te!

    Bacco, Bacco, euoè!

    (A. POLIZIANO, Fabula di Orfeo, in Stanze-Fabula di Orfeo, a cura di S. Carrai, Milano, Mursia, 1988)

    di Giovanni Casalegno

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