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A proposito del Dr. Maté
Continua la promozione di Quando il corpo dice no, prolungata di una settimana!
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Rinomato oratore e autore di best-seller, il Dr. Gabor Maté è grandemente ricercato per la sua esperienza su un ventaglio di argomenti che includono la dipendenza, lo stress e lo sviluppo infantile.
Invece di proporre facili e sbrigative soluzioni a questi problemi complicati, lo studioso combina ricerca scientifica, casistica, il suo punto di vista ed esperienza per presentare un’ampia prospettiva che illumina e autorizza le persone a promuovere la loro guarigione e quella di coloro che li circondano.
Per dodici anni il Dr. Maté ha lavorato nel quartiere Downtown Eastside di Vancouver, con pazienti con gravi dipendenze da droga, disturbi psichici e HIV, e anche al Supervised Injection Site di Vancouver.
Con più di vent’anni di pratica, esperienza in cure con palliativi e grande conoscenza delle ultime scoperte delle più avanzate ricerche, Maté è un oratore e insegnante ricercato, che si rivolge regolarmente a professionisti della salute, educatori e anche a non esperti in tutto il Nord America.
Come autore, ha scritto numerosi best-seller, tra cui il premiato In the Realm of Hungry Ghosts: Close Encounters with Addiction, Quando il corpo dice no: il costo dello stress invisibile, e Scattered Minds: A New Look at the Origins and Healing of Attention Deficit Disorder; è inoltre stato coautore di I vostri figli hanno bisogno di voi. I suoi libri sono stati pubblicati in tutto il mondo in venti lingue.
Maté è il co-fondatore di Compassion for Addiction, un’organizzazione non-profit specializzata in dipendenze. È inoltre un consulente di Drugs for Dinner.
Ha ricevuto il premio Hubert Evans per la saggistica; una Laurea ad honorem in legge alla Northern British Columbia; un premio come Outstanding Alumnus all’Università Simon Fraser; e nel 2012 il premio Martin Luther King contro la violenza di madri verso i teenager. Per il suo lavoro innovativo e per la sua scrittura è stato premiato con l’Ordine del Canada, l’onorificenza civile più alta del suo paese, e il premio per Merito Civico nella sua città natale, Vancouver.
La premessa al libro del Dr. Maté, Quando il corpo dice no, è che la nostra mente e il nostro corpo non sono solo connessi, ma profondamente intrecciati. Curiosamente, in questo libro, Maté suggerisce che pazienti con certe malattie come cancro al seno, SLA e SM abbiano peculiari personalità formatesi durante l’infanzia, e che queste siano però imposte e stressanti.
Da persona non esperta questo libro non è stato di facile lettura, ma ho trovato alcuni casi affascinanti e informativi. Termini medici come psiconeuroimmunologia e sclerodermia spuntano molto presto. La psiconeuroimmunologia, così definita dal Dr. Maté, è la scienza delle interazioni di corpo e mente, l’unione indissolubile di emozioni e psicologia nello sviluppo umano lungo la vita, in salute e in malattia. La sclerodermia è una malattia autoimmune: altre malattie autoimmuni sono, per esempio, l’artrite reumatoide, la colite ulcerosa, il lupus, il diabete e la sclerosi multipla.
A Mary, il primo soggetto della casistica del Dr. Maté, è stata diagnosticata la sclerodermia. È cresciuta in un ambiente familiare con grande presenza di alcool, ha assunto un ruolo protettivo nei confronti dei fratelli minori, ha represso i suoi sentimenti per tutta la vita e ha sempre messo gli altri al primo posto. A causa delle sue esperienze da bambina, Mary non era capace di dire di no.
Per tutto il libro, il Dr. Maté porta esempi simili di situazioni in cui i tutori assumono comportamenti difficili mentre crescono un bambino, provocando in lui una repressione delle emozioni per evitare dolore emotivo intollerabile, costrizione che sfocia poi in uno sbilanciamento dei sistemi psicologico-neurologico-ormonale-immunitario, che non possano bilanciarsi in modo salutare.
Nel capitolo sulla SLA, la malattia di Lou Gherig, si parla della diffusa impressione che hanno le persone che curano e si occupano di questi malati: essi tendono a essere le persone più gentili del pianeta, possibilmente alle spese dei loro bisogni e identità. I tecnici che facevano le analisi dei muscoli potevano predire chi avesse la SLA: se non si trattava di persone gentili, non ne erano affetti. Ci fu persino uno studio presentato al nono incontro per la SLA a Monaco nel 1998, intitolato “Perché i pazienti con la SLA sono così gentili?”
E Lou Ghering, il cui nome è sinonimo della malattia, era generalmente conosciuto come una delle persone più gentili della terra.
Come ulteriore famoso esempio di sentimenti repressi collegati alla predisposizione alla malattia, Maté descrive il caso della rinomata violoncellista Jacqueline Du Pré, morta a quarantadue anni per complicanze dovute alla sclerosi multipla. La storia della musicista è un esempio di come alcune esperienze da bambini possano predisporre, come radici degli alberi, a future malattie.
Sin dalla sua nascita, Jacqueline e sua madre (che perse il padre mentre era incinta proprio di Jacqueline) svilupparono una malsana relazione di dipendenza reciproca. Alla bambina non era permesso di crescere e di sviluppare la propria identità: era fortemente repressa dalla madre e riusciva a esprimere le sue emozioni – e che emozioni! – solo attraverso il violoncello. Il pubblico poteva sentire la sua emotività quando interpretava la musica per esprimersi come non era riuscita a fare da piccola, se non con il violoncello. Anche se non era stata capace di dire di no alle vessazioni quando era bambina, prima della sua malattia che l’avrebbe privata delle sua abilità, la musica l’aveva liberata delle catene e le aveva permesso di esprimersi.
Jacqueline doveva aver provato stress, dolore, paura, ansia e, secondo la biografia Un Genio in Famiglia scritta da sua sorella Hilary, si trasformò da “docile bambina a un adulto profondamente ostile”. Da piccola Jacqueline stessa predisse la sua malattia alla sorella: “non dirlo alla mamma, ma quando crescerò non riuscirò a camminare, né a muovermi”.
La musicista si confidava principalmente con il compositore Edward Elgar, che credeva avesse una vita infelice. In uno dei suoi ultimi lavori Elgar compose un concerto per violoncello durante un momento di sconforto dopo la Prima Guerra Mondiale. L’ultima performance della Du Pré di questa composizione fu insuperabile. Il Dr. Maté citando l’autobiografia di Hilary, scrive che dopo la morte di sua sorella, Hilary ascoltò la registrazione della BBC del concerto di Elgar nel 1973, diretto da Zubin Mehta, l’ultima performance pubblica di Jacqueline nel Regno Unito:
Qualche momento per accordarsi, una breve pausa e poi iniziò. Scattai in piedi all’improvviso. Stava rallentando il tempo. Qualche battuta in più e apparve chiaro. Sapevo esattamente cosa stesse accadendo. Jackie, come sempre, stava parlando attraverso il suo violoncello. Potevo sentire cosa stava dicendo… Quasi riuscivo a vedere le lacrime sul suo volto. Stava dicendo addio a se stessa, stava suonando il suo requiem.
Nel racconto qui sopra penso che il Dr. Maté abbia un esempio molto plausibile della sua teoria secondo la quale lo stress e la repressione emotiva possano insieme contribuire a un disagio fisico.
L’ultimo capitolo introduce alle sette A della guarigione*: Accettazione (Acceptance), Attenzione (Awareness), Arrabbiatura (Anger), Autonomia (Autonomy), Attaccamento (Attachment), Assertività (Assertion) e Affermazione (Affirmation).
Maté sostiene che seguendo queste sette A potremo raggiungere la competenza emozionale, necessaria poiché “lo stress che comporta l’assenza di questo stato – la competenza emozionale – disturba la sensazione di benessere e crea stress invisibile”.
*I sette pilastri nell’edizione italiana [ndr]
L’autore scava quindi profondamente nelle storie familiari dei suoi pazienti, scoprendo che malattie che mettono a rischio la vita si presentano spesso a fianco di alcolismo, negligenza, rabbia e repressione emotiva.
Recensione di Neuro Nova Centre.
Traduzione di Benedetta Caia
Scattered Minds: The Origins and Healing of Attention Deficit Disorder
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