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Fare tesoro del proprio tempo
Genitori e bambini ai tempi del Coronavirus
Sta come un pesce che ignora l’oceano,
l’uomo nel tempo
Issa Kabasashi
Come in tutti gli haiku, i versi sono pieni di suggestioni, con una traccia interpretabile e quindi potenzialmente diversa in ognuno di noi.
Io la interpreto come l’incapacità dell’essere umano di fare tesoro del proprio tempo a disposizione e di impiegarlo bene.
Per impiegarlo bene non intendo dire riempirlo di impegni, di hobby, di movida, nell’illusione di non averne sprecato nemmeno un po’, come ci suggerisce di fare il mondo inarrestabile in cui viviamo.
Ci hanno insegnato che per non perdere tempo dobbiamo colmarlo, e che per farlo dobbiamo correre.
Ma mai come in questi nostri giorni ci stiamo interrogando sulla validità di questo diktat.
Ci è stato consigliato di fermarci, per il nostro bene e per quello dei nostri cari, ma non siamo stati capaci di farlo da soli.
Ce lo hanno dovuto imporre, ci hanno dovuto costringere ad abbandonare le nostre happy hour, i nostri briefing, i party, le convention, i meeting…
Ci siamo ribellati al grido di “Non ci fermiamo!”, quando l’unica cosa da fare era proprio quella: fermarsi.
Ce ne siamo tornati a casa affranti, delusi, paragonando la nostra situazione a una prigionia, gridando al complotto, inneggiando al diritto della nostra libertà perduta e perdendoci nuovamente nel mare sterile e inopportuno delle accuse a governatori e forze politiche.
Gli unici che hanno gioito di questa situazione, sono stati i bambini. E non solo perché, probabilmente, molti di loro non hanno coscienza e consapevolezza chiara di ciò che sta succedendo, ma perché hanno una visione dilatata del tempo che per loro è oceano, talmente grande da potere essere vissuto lentamente, da essere riempito anche con momenti di noia.
Tutti a casa, i bambini. Niente sport, attività extracurricolari, musica, feste, incontri, catechismo, spostamenti da casa propria a casa dei nonni, degli zii, dei cugini, dei compagni e poi di nuovo alla propria, dove due genitori stanchi e affaticati spesso non hanno modo e voglia di fermarsi, di dedicare del tempo soltanto a loro, mettendo da parte tutto il resto.
Eccoli, i bambini ai tempi del coronavirus: felici.
Felici che il tempo sia rallentato, felici che mamma e papà si siano un po’ fermati, che possano stare un po’ più accanto a loro, specialmente i papà che, purtroppo, sono quelli più costretti a passare il proprio tempo lavorando fuori casa e che al rientro non riescono a staccare, in un dichiarato “senso di responsabilità” che spesso però cela l’incapacità di rallentare, di spegnere lo smartphone e di ricordare che i nostri figli non hanno solo bisogno di “vedere” che ci siamo, ma anche di “sentirlo”.
E l’unico metodo per farglielo sentire, è passare del tempo con loro, abbassarci per guardarli negli occhi, fargli capire che siamo lì, che ci siamo davvero e non che stiamo accanto a loro ma con lo sguardo rivolto a un display.
Lo so cosa stanno pensando molti di quelli che mi stanno leggendo: che oggi il mondo è così, che non sono loro a non volersi fermare ma è la società che lo impone, che se si corre in questo modo è anche per il bene dei nostri figli che devono mangiare, vestirsi, studiare, fare attività ecc, ecc.
Certo, e come darvi torto? Però dovete tenere in considerazione solo una cosa: i vostri bambini non chiedono che voi stiate tutto il tempo con loro.
Chiedono solo che ci siate davvero, quando gli state accanto. Che gli dedichiate del tempo tutto per loro, anche se è poco. Che non rispondiate a un messaggio mentre loro vi raccontano che oggi hanno visto un cagnolino con 5 zampe e 2 code e voi rimante impassibili al racconto, non dimostrando entusiasmo, semplicemente perché in realtà non li avete ascoltati.
E allora, perché non approfittare di questo tempo lento che ci è stato imposto per passarlo con i nostri bambini? Perché non proviamo a mettere da parte lo smartphone, che tra l’altro ridurrebbe il nostro livello di ansia, visto che lo utilizziamo continuamente per aggiornarci sulla situazione che stiamo vivendo?
Prendiamoci del tempo lento e più che come una costrizione, viviamolo come un dono che ci è stato tolto per molto tempo, che non sappiamo più riconoscere, apprezzare, utilizzare, ma che ora ci viene nuovamente fatto.
Riequilibrarci. È forse questo che ci viene chiesto. Riprenderci quello che ci è stato tolto e soprattutto è stato tolto ai nostri bambini che hanno il pieno diritto di essere ascoltati, visti e rispettati nel loro bisogno di averci vicini, presenti, anche in quel poco tempo che abbiamo a disposizione.
Perché forse non lo sapete ancora, ma i primi che ne gioveranno saremo noi che dai bambini possiamo solo imparare a tuffarci nell’oceano e a non avere nessun altro pensiero che quello di vivere, qui e ora.
Se volete dei consigli su come passare il vostro tempo, vi lascio i link di due post che ho scritto qualche tempo fa sul mio blog e dai quali potete prendere numerosi suggerimenti per attività da fare con i vostri figli, senza dimenticare che anche stare sdraiati sul divano e fare finta di guardare un cielo stellato mentre chiacchierate, senza arrovellarvi su cosa fare, è un tempo speso più che bene!
Buona fortuna, mamme e papà… andrà tutto bene!
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di Romina Cardia
Blogger e scrittrice.