Cittadella, il castello bellissimo

    Se si guardasse dall’alto, apparirebbe come una specie di sigillo. Tondo, con confini netti, quattro aperture e, dentro, due assi che si intersecano e tracciano la direzione per i vicoli.

    Guardandola dal basso, invece, appare come una fortezza inaccessibile, così come venne progettata nel XIII secolo per contrastare la vicina roccaforte di Treviso e per proteggersi dalle invasioni.

    Tra coloro che la videro dal basso potrebbe esserci stato anche Mantegna, nato poco distante, a Isola di Carturo, borgo sottoposto alla podesteria di Cittadella, oggi considerata una delle più belle città murate italiane, con un perimetro di mura lungo quasi un chilometro e mezzo.

    Studiosi e storici, si sa, talvolta azzardano ipotesi. E qualcuno sembra aver riconosciuto proprio il tratto distintivo delle mura di Cittadella negli affreschi della Camera degli Sposi, che Mantegna dipinse nel Palazzo Ducale di Mantova e che potrebbe aver visto in uno dei suoi viaggi di bambino.

    Questa però è una di quelle circostanze in cui il parere accademico nulla toglie all’incanto dei fatti. Un anello di mattoni con torrette e camminamento (si sale da Porta Bassano e lo si può percorrere quasi per intero) a ridosso del fossato da una parte, e delle abitazioni basse, graziose, qualcuna simile alle variopinte dimore dei pescatori di Laguna, qualcuna impreziosita dai vezzi architettonici veneziani che adornano porte e finestre, bifore o trifore. Per cogliere meglio il senso dello spazio si deve passeggiare tra i merli e guardare in giù, per i vicoli che ogni lunedì sono invasi dal mercato settimanale, e dove di sera ci si ritrova per lo spritz nei déhors delle piazzette, prima di andare al concerto della Filarmonica di Cittadella nel prestigioso teatro lirico frutto della caparbia volontà degli appassionati (perciò chiamato “sociale”) e considerato uno dei più belli tra quelli di provincia.

    E cosa sarebbe un borgo medievale senza le sue leggende? La più ricorrente riguarda la Torre di Malta, simbolo della crudeltà di Ezzelino III che qui rinchiudeva e torturava i prigionieri e che venne menzionata persino da Dante, nel Canto IX del Paradiso, in una terzina riportata dalla lapide sul muro esterno.

    Le antiche mura

    E’ a pochi chilometri da Vicenza e Padova, da cui si raggiunge in treno. Per dormire tra le vecchie mura c’è l’Hotel Roma (www.hotel.roma-cittadella.it, tel. 049.9402889, doppie da €71), con scale originali e travi a vista. Il camminamento di ronda inizia dalla Porta di Bassano, con visite guidate a cura dell’ufficio turistico (IAT, tel. 049.9404485). Solo da Dolce Oasi si compra la “polentina”, il dolce tipico locale con ricetta segreta. E’ in via Marconi 4, di fronte alla ProCittadella (tel. 049.5970627, www.procittadella.it) che organizza tutti gli eventi, tra cui la Fiera Franca, a ottobre.

    di Carla Diamanti

    fotografia a cura di Marcello Dalla Rena

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    Articolo apparso su LA STAMPA.

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